La Ditta ElleErre di Luca Ripa nasce a Torre del Greco, cittadina situata tra il vulcano e il golfo di Napoli, famosa per la
L'attività fondata da Antonio Ripa, nasce nel 1920 e da allora è stata trasmessa da padre in figlio senza interruzione per più di 80 anni. Le specialità dell'azienda sono le lavorazioni delle
e creazione di bigiotteria raffinata, plasmata da sapienti mani artigiane in monili unici. Nel 2021, subentra Luca Ripa erede diretto di Lucio, amante della madreperla e del corallo del Mediterraneo, nuova energia tesa al rinnovamento ma fortemente legata alle tradizioni.
Tracciare la
storia di Torre del Greco dalle sue origini, sia pure a grandi linee, è
certamente lavoro arduo laddove si considera la particolare posizione geografica
e la quasi assoluta mancanza di fonti documentarie storiche. Difatti l'attività
del monte Somma prima e del Vesuvio poi, attraverso le grandi masse di lava
eruttate, hanno nei secoli fortemente modificato l'aspetto geomorfologico di
tutta la zona litoranea del golfo di Napoli, per cui risulta estremamente
prezioso il ritrovamento di una tomba a fossa che ci ha consentito di
localizzare un primitivo insediamento umano nel IX-VIII secolo a.C. sul nostro
territorio.
Con l'approssimarsi dell'Era cristiana più nettamente si determina lo sviluppo
storico della nostra zona. Infatti in tale epoca il nostro territorio faceva
parte del suburbio di Ercolano, fiorente ed elegante cittadina che, soprattutto
a partire dall'anno 89 a.C., in cui divenne Municipio romano, fu molto
ricercata da illustri cittadini della Roma repubblicana ed imperiale che,
attratti dalla cultura greca, dalla posizione incantevole e dalla salubrità
dell'aria della zona, la scelsero come località di villeggiatura. Sorsero così
in tutta la plaga vesuviana numerose e fastose ville e terme, intorno a cui si
svilupparono poi diversi centri abitati. Ancora oggi si possono notare i ruderi
romani di alcune di queste ville tra cui la nostra "Villa Sora".
La terribile eruzione del Vesuvio del 24 agosto 79 d.C. devastò il
territorio e seppellì Ercolano, Pompei e Stabia, uccidendo o costringendo alla
fuga gli abitanti, pochi dei quali tornarono a riedificare le proprie case. A
queste calamità naturali si aggiunsero poi, dal V secolo d.C., le invasioni barbariche
dalla cui furia devastatrice non andò esente la nostra zona.
Intanto il Vesuvio continuava con le sue eruzioni, tra le quali notevoli furono
quelle del 203 e del 472; di nuovo gli abitanti fuggirono per poi ritornare a
ricostruire le loro case. Sorsero in questi secoli così travagliati i
villaggi di Sola e Calastro, ambedue prospicienti il mare, i cui abitanti
svolgevano ovviamente attività prettamente marinare. Soprattutto Sora dovette
avere uno sviluppo non indifferente dal punto di vista demografico nel VI
secolo se è vero, com'è vero, che il generale bizantino Belisario si rifece
anche ad esso nel 535 per ripopolare Napoli che aveva precedentemente decimata
con un feroce massacro. Dalla unione dei due nuclei abitati di Sola e
Calastro venne a formarsi nel medioevo il Casale di Torre Ottava, così chiamato
in quanto distante 8 miglia da Napoli, ritenne, poi, a partire dal
1324 anche l'odierna denominazione in ricordo di una qualche eminente
personalità di origine greca che ha abitato nella zona.
Lo storico torrese del '600 Francesco Balzano, sostiene la leggenda che tale
denominazione risale ad un eremita greco che, stabilitosi ai piedi del
Vesuvio, curava la coltivazione di uva greca da cui traeva un eccellente vino.
Seguirono la dominazione bizantina e il ducato napoletano autonomo fino al
1139; poi i Normanni che unificarono definitivamente tutta l'Italia meridionale
gli Svevi fino al 1266, gli Angioini fino al 1442.
Solamente a partire dal secolo XV abbiamo piena luce sulle strutture sociali,
politiche ed economiche della Comarca torrese, formata dalle Università di
Torre, Resina (oggi Ercolano) e Portici con Cremano.
Pur essendo di pertinenza giuridica della città di Napoli, detta Comarca fu
alienata nel 1418 dalla Regina Giovanna II d'Angiò-Durazzo a Sergianni
Caracciolo, suo favorito, in pegno di un prestito di 2.000 ducati. Al
Caracciolo subentrò nel pegno per il solo Castello, Antonio Carafa, per altro
prestito di 1.600 ducati fatto alla stessa Regina, la cui dinastia conservò il
possesso della Comarca quasi ininterrottamente fino al 1566 per riprenderlo,
dopo soli otto anni di padronanza di G. F. de Sangro prima e di Marcello
Caracciolo poi, col ramo cadetto dei Carafa-Stigliano. Con la morte di Nicola
Guzman-Carafa, figlio della Viceregina di Napoli Anna Carafa, anch'essa già
Utile Padrona di Torre, avvenuta nel 1689, cessò il dominio dei Carafa. Altre
alienazioni dei Casali si ebbero finché nel 1698, essendosi verificato un
ennesimo atto di rendita del territorio tra la Contessa di Berlips e il
Marchese don Mario Loffredo di Monteforte, i Torresi, capeggiati da eminenti
uomini di cultura tra i più rappresentativi, chiesero alla Regia Corte di
avvalersi dello "Jus Praelationis'' contemplato da una legge emanata da
Carlo V nel 1535 "onde vivere sotto il manto e felicissimo dominio dei
Serenissimi Regnanti di Spagna". Il 18 maggio 1699 si ebbe così il
Riscatto di Torre del Greco e Comarca previo pagamento di ducati 106.000,
anticipati da Enti pubblici e da facoltosi cittadini delle tre Università. Col
Riscatto si ebbe la configurazione giuridica del "Barone" inteso come
intestatario dei beni delle Università e rappresentante delle stesse presso la
Regia Corte, come prevedevano le leggi in vigore. Il primo Barone torrese fu
Giovanni Langella, uomo onesto e poverissimo, che al momento dell'investitura
rinunciò espressamente ad ogni pretesa economica per tale nomina.
La sua famiglia conservò la Baronia sino al 1806 quando, con l'avvento di
Giuseppe Bonaparte, fu abolito il feudalesimo.
Il 15 giugno 1794 una violenta eruzione del Vesuvio distrusse gran parte della
città; resisteva immoto il robusto campanile della parrocchiale di S. Croce, la
quale fu poi ricostruita su quella sommersa dalla lava ignea ad opera di don
Vincenzo Romano, beatificato nel 1963.
Torre del Greco ha una grande tradizione nell'arte dei Coralli. Infatti la città corallina è la capitale mondiale della lavorazione dei coralli,
ma anche dei cammei e delle madreperle. Forte anche la tradizione legata alla marina mercantile. Tra società di armatori e tanti corallini impiegati nel settore marittimo, tanti sono i torresi impegnati "in mare". Da segnalare anche un'eccellente tradizione riguardante la coltivazione dei fiori, dei lidi balneari, e dei tanti commercianti. La festa patronale più sentita è quella dell'Immacolata, che cade l'8 dicembre
IL
MITO DI MEDUSA
Il mito di Medusa assume un fascino particolare circa 2000 anni fa grazie
ad Ovidio, che la descrisse come donna bellissima e
fatale.
Talmente bella da far perdere la testa al Dio Poseidone, il mito di Medusa si
ritrova in molte leggende greche ma viene ricordata
soprattutto per l’uccisione ad opera di Perseo.
Questi riuscì a decapitarla senza guardarla negli occhi, bensì osservandone
l’immagine riflessa nello scudo.
Secondo leggenda, Perseo pose la testa della gorgone in un sacco, coprendola
con alghe e giunchi nati sott’acqua, che al contatto col sangue si
pietrificarono, assumendo il colore rosso e la forma di serpenti.
Nacque così il Corallo Rosso del Mediterraneo, dal sangue di
Medusa e con la forma dei suoi capelli.
Ed essendo nato da una gorgone ancora oggi il Corallo non solo viene anche
detto “gorgonia”, ma ha anche valore apotropaico.
Per chi crede al malocchio, una collana di corallo con una bella testa di
gorgone per ciondolo è il rimedio migliore per allontanare mali di qualsiasi
specie.
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